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UNA VISITA, UN VIAGGIO NEL TEMPO: LA CRIPTA DI S. DONATO D'EURIA

Fronte e retro dell’immagine che si diffondeva per la festa del santo patrono, con interessanti notizie storiche, curata dal parroco del tempo.

 

 

MOMENTI DI PREGHIERA

Preghiera a Maria dei Templari

 

 

 

L'antica Basilica di S. Donato in Umbriatico (KR), sede di Diocesi fino al 1818, nonché di sotto Prefettura Borbonica, fu illustre nei secoli e la sua storia è ricchissima. La Basilica superiore, opera di Roberto il Guiscardo nel corso della forzata latinizzazione della Calabria, è uno stupendo esempio, nella sua semplicità, dell’architettura originale, con un solo piccolo e ben inserito ampliamento nel 1709.
         Ma quello che ci interessa da vicino è la preziosa cripta, un tempo ritenuta più antica della stessa Basilica superiore, ma alla luce dei lavori di restauro della sovrintendenza, eseguiti dalla ditta Liotti di Perticaro di Umbriatico, e seguiti attentamente dal parroco di allora P. Edoardo Caruso, nel 1986, si è ormai certi che la detta cripta è successiva alla Basilica superiore, infatti:

  • Per ricavare la cripta fu necessario sopraelevare il presbiterio, originariamente molto più basso.
  • La Basilica sorge su una collinetta di pietra arenaria e la stessa parte esterna dell’abside era stata ricavata semplicemente tagliando la roccia a semi cilindro e rivestendola di pietre e malta.
    Il pavimento della cripta risultava fino ai suddetti lavori del 1986 semplicemente ricavato dal livellamento della pietra arenaria, poi rivestita da mattoni commissionati apposta dall’architetto.
    Togliendo gli stucchi seicenteschi (?) dai muri laterali della cripta, è venuto fuori che essa attraversa la collina, ma dai due lati più lunghi di essa si vede chiaramente che essa è scavata all’interno della roccia arenaria, scavata in seguito alla preesistente Basilica.
  • Altra cosa di estrema importanza è che togliendo gli intonaci si è anche visto come dal lato dell’attuale porta della cripta, non vi era nessuna porta, ma solo una delle finestre al arco tondo come le altre della detta cripta, come provato dall’arco al di sopra dell’architrave della porta.
  • Le finestre della cripta dal alto dell’abside della Basilica superiore, erano vere finestre sola la prima e l’ultima, cioè davano all’esterno, mentre le tre finestre centrali corrispondenti all’area absidale, erano finte poiche al posto della luce esterna, sondando si trova la roccia della collina dentro cui la cripta è stata scavata.
  • Le uniche due entrate alla cripta erano ab origine costituite dalle due scale interne attuali, che prima dei restauri di Gisberto Martelli (1949 – 1959) sbucavano al centro della navata centrale, sotto l’ultimo gradino del presbiterio, poi nel 1949/59 hanno spostato l’uscita ai lati esterni delle due navate laterali, anche se dal pianerottolo inferiore all’entrata in cripta i mattoni non sono mai stati toccati e credo siano quelli dei lavori del 1709. – Quindi una cripta segreta che probabilmente aveva due botole che ne aprivano l’unico accesso nella Basilica superiore; botole che si confondevano con le molte altre delle sepolture (a tal
proposito, sempre nei suddetti lavori del Martelli, più volte ho sentito da testimoni oculari che nella Chiesa di S. Maria –Umbriatico è formato da tre colli: sul primo vi era il “castrum” o “castello”, su quello centrale
  • la Basilica, sul terzo la Chiesa di S. Maria, che in epoca bizantina era la chiesa dei monaci che abitavano nelle sottostanti grotte, molte con affreschi di cieli stellati e dipinti rupestri ancora fino a qualche tempo fa, che la domenica lì si riunivano per la partecipazione alla Messa domenicale e per ricevere anche la razione del pane “corporale” e del formaggio che doveva loro servire a sostenerli nella settimana- in S. Maria, dicevo, furono trovate molte sepolture di cavalieri in armi, e forse ancora qualcosa potrebbe esserci: stupenda è la parte di affresco della Vergine forse alto medioevale, anche se in questa chiesa l’abside non è al centro ma a lato poichè crollata una parete nel terremoto del 1783, i baroni Giuranna ricostruirono la parete restringendo la chiesa dal lato del “Calvario”, mentre prima l’abside era esattamente al centro.
  • Esattamente di fronte alle due entrate interne della cripta, dove fino ad allora c’era le due finestre con luce di cui sopra, nei lavori di ampliamento della Basilica superiore, al livello della cripta furono aggiunti in ambo i lati due muri a “L” su ciascun lato, utilizzando un muro della cripta, l’altro dell’abside, per ricavarne due camere di tre/quattro metri per lato utilizzate, quella dal lato dell’attuale porta esterna, come sepoltura per i sacerdoti e quella dall’altro lato, come sepoltura per i vescovi. Nel 1986 si vide sotto l’intonaco che chiaramente le due finestre erano state trasformate in porte tagliando malamente il muro, ma in seguito murate. C’era anche le botole nelle due superiori sagrestie, ottenute sul livello superiore della Basilica in questo ampliamento, ma nelle due stanze-sepolture in oggetto a livello della cripta, il pavimento era costituito dalla roccia non livellata, ma degradante da metà del muro dal lato dell’abside fino al livello della parete dal lato dell’attuale scala esterna della cripta (probabilmente intorno al 1805, data dell’altarino in marmo semplice della cripta), e al contrario nell’altra stanza-sepoltura dei vescovi.
    Altra cosa di estrema importanza: fatti i lavori del 1986 (pavimentazione della cripta e sepolture, togliere gli intonaci dai muri della cripta –dalle 12 colonne erano stati già tolti e malamente abrasi nei lavori del 1949/59- sostituzione e riparazione del tetto della Basilica superiore) i sessanta milioni di lire allora accordati dalla sovrintendenza finirono presto, e la ditta Liotti, a dire il vero molto attenta e diligente nei lavori, riuscì a pulire anche la botola e la sepoltura sottostante, l’unica botola in cripta dove furono deposte le ossa di una consorella della confraternita del Rosario (che aveva ancora tutti  i capelli sul teschio) e lì furono spostati, in attesa di migliore sistemazione, i resti dei sacerdoti (uno aveva le corde vocali totalmente intatte, un altro il colletto in cuoio rivestito di seta bianca, uno i piedi completamente incorrotti, e vi era anche qualche scarpa con fibbia rettangolare del 1600/1700). Tolta la botola e pulita la buca rivestita in mattoni e pietra, a lato dell’altare della cripta e dal lato della scala interna che è di fronte alla sepoltura dei vescovi, si notava nella sepoltura un semiarco a mattoni, come architrave di una piccola porta ? che forse comunicava con la chiesa di S. Francesco (attuale casa eredi Chiarello Mario, nella quale nei lavori fatti dai proprietari trovarono molte sepolture, forse anche cavalleresche) sotto l’abside della Basilica?  Mentre i resti dell’unico vescovo rimasto ancora in chiesa, mons. Oliverio da Cutro Vescovo di Umbriatico, furono con cura ricomposti e nella loro cassetta rivestita di seta furono posti al centro della parete della cripta dal alto da dove scendono le due scale interne, con il suo stemma (ulivo sui tre colli) davanti. Altri vescovi di cui si conserva il quadro: Mons. Francone e il santo vescovo Mons. Peronace che arredò e illustrò la Basilica, il cui corpo nei lavori del 1949/59 mi fu riferito che fu ritrovato incorrotto e con i sacri paramenti, ma fu ugualmente preso e portato nella fossa comune del cimitero.


Parete della cripta con gli ultimi due ritratti di Vescovi rimasti


L’altarino della cripta  con gli stucchi


  • Ultimo punto importante per poi trarre le dovute conclusioni: il sito dell’altare della cripta attuale era la parete di fondo di fronte alla porta esterna. Era stato stabilito che quell’altare, molto semplice in marmo, senza un valore storico-artistico perché del tipo di quelli fatti “in serie”, ed unica cosa interessante la data: 1805, era da demolire per vedere cosa ci stava sotto. Ma finiti i finanziamenti, la ditta non poteva continuare e uno degli architetti che venivano a controllare i lavori, mi disse che era un lavoro che potevamo fare anche con i ragazzi. Per cui, e tutto fu documentato nelle vari fasi fotograficamente, cominciai con cura la smantellamento dei marmi, conservati e catalogati. All’interno era tutto riempito di terra o meglio pezzi di intonaci e materiali utilizzati per riempirlo. L’ignoranza di alcune persone fece si che chiamassero i carabinieri, pensando che si stava sottraendo qualche tesoro, ma naturalmente appena accertatisi delle autorizzazioni in regola con la Curia e la sovrintendenza, si scusarono. All’interno dell’altare in marmo, con l’aiuto e la solerzia dei ragazzi della parrocchia che fecero tutto il lavoro assieme a me dall’inizio alla fine, trovammo i pezzi dell’altare in stucco del 1600 (?) probabile, come gli stucchi delle volte della cripta, e molto interessante la   Croce greca barocca in ovale di stucco e altro pezzi, da noi conservati con cura, almeno fino al 1999, quando lasciai quella parrocchia, in seguito vittima pare di notevole incuria, per disinteresse culturale. Nei materiali che riempivano l’altare trovammo anche un osso di probabile coniglio. Infine proprio all’interno pezzi di tufo “carparo” e in particolare un pezzo tra angolo retto e trapezoidale  con tracce di pittura che dava l’idea di essere l’angolo di una mensa – altare in tufo, forse la prima ? Togliendo tutti gli intonaci venne ala luce una meravigliosa finestra, uguale alle altre, ma perfettamente conservata senza alcun intervento successivo come avevano subito altre, esattamente di fronte alla porta esterna, ex finestra.

In primo piano la colonna tortile o dell’”iniziato”

   
  • Le dodici colonne sono più o meno tutte diverse l’una dall’altra, anche nel capitello e nel basamento. Una colonna è tortile: la leggenda popolare la identifica con “Giuda Iscariote” e le altre con gli altri Apostoli, e prova sarebbe che mettendosi con le spalle all’abside, attaccati al muro, al centro tra le sepolture dei vescovi e dei sacerdoti, col capo reclinato sulla spalla sinistra – come Gesù nell’ultima cena – si vedono tutte e undici le colonne, meno quella “di Giuda”. In realtà  molto più semplicemente si tratta della colonna dell’”iniziato” di tradizione Templare: da notare che nella colonna tortile vi è un foro chiaramente fatto con cura e rimasto sotto gli intonaci  fino ai lavori del 1949/59, che guarda diritto alla finestra ritrovata, o forse al centro dell’altare, se li era in passato.
    Ho voluto scrivere queste notizie mai scritte e ignote agli “addetti ai lavori” perché non vadano perdute, e molto altro ci sarebbe da dire. Ma c’ è da aggiungere le molte antiche reliquie che possiede la Basilica, che meriterebbero altrettanti studi a parte e relazioni molto più lunghe:
  • Parte di chiodo metà a battitura e metà a fusione, prodotto nella Palestina del primo secolo, la testa e il resto identica a quello di S. Croce in Gerusalemme (Roma), la punta spuntata e una lieve inflessione centrale che fa comprendere che non è mai stato utilizzato per travi o navi (in cui si ribatteva ad “u”), ma per una crocifissione, sotto la testa tracce di carta o altro incollata. E poi altri fenomeni mistici, o paranormali, o esorcismi che avrebbero confermato come chiodo della mano destra di Cristo. Il s. Chiodo lo ritrovai appena arrivato come parroco nel 1983, buttato in un armadio abbandonato in cripta (la cripta fino ad allora era stata  utilizzata come deposito di banchi rotti, quadri rovinati, pezzi dell’antico organo a canne smontato nel 1949/59, ecc.) e pensavamo si trattasse di un chiodo di un martire: nastro rosso, sigillo intatto, autentica perduta.
  • Un pezzo di lana bianca e marrone lavorata a zig zag di S. Severina verg., che un esperto ha riconosciuto come proveniente dalla Cappadocia del quinto secolo.
  • Un reliquiario con osso di S. Donato (d’Arezzo, dopo la latinizzazione forzata), e frammento d’abito di s. Andrea Avellino e s. Gaetano.
  • Reliquiario della S. Spina. All’interno del reliquiario anche una croce latina in vetro o cristallo con dentro pezzo di veste di Gesù. Quella custodita nella Basilica di S. Nicola a Bari, quando il venerdì santo cade il 25 marzo festa dell’Annunciazione, spesso diventa rossa di sangue: penso anche quella di Umbriatico nella stessa data, come mi raccontavano due sorelle consacrate (o “monache di casa”) due sante donne, una vera istituzione della chiesa di Umbriatico, morte pochi anni fa, Maria e Lucia Cozza, in un venerdì santo probabilmente verso il 1933, avevano visto il cilindretto che contiene la s. Spina, loro sempre a preparare gli arredi della chiesa, riempirsi e ribollire di sangue.
  • Preziosissima teca sigillata, sigilli molto antichi ed intatti, reliquiario antico rubato prima del 1982,da noi sistemato in un reliquiario nuovo, contenente: un frammento della s. Croce, un frammento della colonna dove fu flagellato N.S. Gesù C., un frammento della veste di NSGC, un frammento del velo della B. Vergine Maria: reliquiario veneratissimo in passato.  Ed altro reliquiario con ossa di santi, ma con autentica perduta e scritta illeggibile a occhio nudo.
  • Infine un piccolo prezioso turibolo in argento, orientale, del 1500 circa a detta di esperti, uno tra altri indizi della sopravvivenza del rito bizantino, con quello latino, fino al 16° sec.  (altro indizio della presenza templare fino forse al 1400/1500, assieme a tanti altri indizi da me conosciuti o trovati, impossibili da elencare qui). La cittadina era, ed è ancora oggi, isolata completamente, imprendibile anche alle truppe del cardinale Ruffo che dalla “timpa di Guttìa” di fronte alle mura dell’inaccessibile rocca repubblichina, una delle poche che riuscirono a resistergli, l’apostrofò: “Umbriatico!... Sempre pagana et repubblicana”.
             Ho cercato di fare una fedele foto di una minima parte di quello che è oggi visibile, e di descrivere notizie che non devono andare perdute, con la semplicità dell’osservatore attento e senza presunzioni da esperto, che non sono. Altri potranno trarre con adeguati studi, le scientifiche conseguenze.
    [Riproduzione in tutto o in parte vietata, senza l’autorizzazione dell’autore:
    P. EDOARDO CARUSO
    VIA MADRE TERESA DI CALCUTTA, 21
    88811   CIRÒ MARINA   (KR)]
            
  • Edoardo Caruso

7 ottobre  2006
B.V. Maria del Rosario

   

RICONOSCIMENTO DI GINEVRA



RICONOSCIMENTO NAZIONI UNITE




PROTOCOLLO DI COOPERAZIONE CON L’UNICEF


 

PERGAMENA DI CHINON

ASSOLUZIONE DI PAPA CLEMENTE V AI CAPI DELL’ORDINE TEMPLARE
Chinon, diocesi di Tours, 1308 agosto 17 - 20


ELENCO DELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE (O.N.G.)